LA ZIA D’AMERICA – Progetto Sciascia

Calendario rappresentazioni

tratto da “Gli zii di Sicilia” di Leonardo Sciascia
regia Lucia Rocco
con Roberta Amato, Luca Iacono, Silvio Laviano, Lucia Rocco
scene e costumi Francesca Tunno
produzione Teatro Stabile di Catania

La zia d’America inscena “l’epopea del ritorno al paese natio, gli scherni e i dispetti tra i parenti, le gelosie e le zuffe del divario generazionale ed economico tra quelli sempre rimasti in paese e quelli venuti dopo tanti anni dall’America”. È lo stesso Sciascia a introdurci al primo dei quattro racconti che compongono Gli zii di Sicilia. La Sicilia diventa metafora. Metafora di un dualismo culturale insito nella costruzione dell’intera cultura italiana. Un dualismo che oppone mondi apparentemente agli antipodi, che finiscono per compenetrarsi, fino a ribaltare reciprocamente il senso di una materia narrativa viva, ironica e profonda.

È il 1943, gli Alleati sono alle porte e tutti ne aspettano la venuta. Chi ha collaborato col Regime fascista teme la rappresaglia, brucia le tessere, le uniformi, e i registi. Chi aspetta la liberazione esulta e fa festa nell’attesa. Attesa che sembra protrarsi all’infinito finché la Storia prende vorticosa a modificare il contesto dell’azione. Cinque statunitensi arrivano per davvero, qualcuno si prostra, qualcun altro ci fa affari, altri restano guardinghi, chiusi in un microcosmo dove tutti sanno tutto ma nessuno sa mai niente. Ed ecco, dall’America, la Zia ricca. Di ritorno al suo paese natale per un voto alla Madonna.

Una volta tornata, la Zia deve fare i conti con l’immagine della Sicilia che ha costruito nella sua mente, sulla base di ricordi, suggestioni e aspettative proiettate in un luogo che di fatto non esiste che nel suo cuore di migrante. La rivalsa, la voglia di mostrare di aver fatto la scelta giusta andando via per fare fortuna, si scontra con la percezione che chi è rimasto gode a sua volta del benessere. Ma è un benessere di qualità differente da quello della modernità che si è lasciata oltreoceano. I suoi parenti non sono poveri, non sono diseredati, tessono relazioni intense e vantano una sorta di orgoglio che si tramuta in divertita sufficienza verso quelli che lei sventola come traguardi esistenziali. Scissa tra i due mondi che le appaiono irriconciliabili per quanto nient’affatto estranei l’uno all’altro, la Zia vede il sogno americano, di cui è l’incarnazione posticcia, liquefarsi nella risacca delle onde del mare di Sicilia. E allora, la Zia, impara a nuotare sospinta dalla funambolica scrittura di Sciascia, tra analisi sociale e intimità umana, dove sbatte e si ritrae la vis polemica di uno degli autori più lucidi e penetranti della Letteratura italiana.

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