Don Giovanni involontario

Sono assolutamente certo che particelle di Vitaliano Brancati o quanto meno dei suoi scritti,
circolino liberamente da sempre all’interno di me, come sono certo che io e una vasta
rappresentanza di miei concittadini, abbiamo fatto numerose e festose scorribande all’interno
della mente del nostro scrittore. Tutto questo dona energia ad una arcaica complicità e ad una
limpida intesa su peculiarità che riguardano esclusivamente noi, figli del cratere centrale. Perciò
l’indolenza, il gallismo o la mamma che ti insegue per le scale per propinarti lo zabaglione prima
che tu possa fuggire in fretta dagli amici in via Etnea per passeggiare lentamente, tutto il
pomeriggio, in preda all’ozio, è materia che ci era nota anche prima di leggere Brancati.
Del Don Giovanni involontario, prototipo di altri capolavori che verranno dopo, c’è solo da capire
quando e perché il nostro Francesco e il suo amico Rosario si svegliano per vivere una vita che
sembra un sogno e quando, invece, si addormentano per vivere un sogno che somiglia ad una
vita. Fatto questo è aggiungendo 200 g. di ironia, 100 g. di sarcasmo e una manciata di comicità, il
gioco è fatto (Noi portiamo il pallone, ma il gioco, credeteci, si fa tutti insieme).
Angelo Tosto