Maria Grazia Cutuli, giornalista catanese del Corriere della Sera, muore a Kabul il 19 novembre 2001 appena trentanovenne. A vent’anni, dopo un esordio come collaboratrice con il quotidiano La Sicilia e l’emittente locale Telecolor , per i quali si era occupata di recensire spettacoli, si trasferisce a Milano dove lavorò per varie riviste da Centocose ad Epoca, fino ad approdare al Corriere della Sera. Diventò in pochi anni una giornalista professionista, ma non le bastava. Maria Grazia aveva un sogno: non solo raccontare i “ Luoghi di guerra”, ma combattere in difesa dei diritti umani attraverso l’arma bianca dell’informazione. Compie così molti viaggi, alcuni dei quali come inviata. Nel 2001 torna in Afghanistan subito dopo la tragedia delle torri gemelle. Dal quel Viaggio non tornerà più.
Come si raggiunge un sogno ? Il primo step per diventare giornalista è ottenere la press card, ovvero il tesserino da giornalista professionista. Dietro al riconoscimento di questo cartellino, si celano sudori, ambizioni, sogni, sorrisi, delusioni, amori e tante rinunce. Soprattutto per una donna. Attraverso la vita di Maria Grazia ripercorriamo la storia di una donna, in un contesto storico in cui non era ancora consueto prediligere figure femminili come inviate di guerra. «Era testarda», dicono di lei colleghi, amici e familiari. Non sopportava la stasi, era una che scalpitava e voleva “stare sul pezzo”. Aveva come una febbre, un bisogno di immergersi nel fuoco per raccontarlo. Il coraggio di una Antigone anni ‘90 che va incontro al rischio di un destino feroce e disumano senza mai tirarsi indietro.