Dopo l’incredibile successo e il pluripremiato debutto nel 2013 al Fringe Festival di Edimburgo, Grounded ha preso vita nel vivacissimo Gate Theatre a Notting Hill, Londra, per poi approdare sui palcoscenici di New York, e ha fatto conoscere il talento del suo autore, George Brant.
Aspro, tagliente, feroce come una mitragliata, Grounded pone al centro della scena una pilota dell’aviazione degli Stati Uniti: orgogliosa Top Gun, macchina da guerra indistruttibile al comando del suo F16, la protagonista della storia è una davvero “tosta”. Ma una sera un uomo entra nella sua vita. Si amano. Lei rimane incinta. Dovrà smettere di volare, di stare in mezzo a quel blu che tanto adora. È richiamata a quella che definisce “poltronautica”: in poltrona, a terra, “grounded” appunto. Diventa pilota di drone.
Sarà così che, in una base nascosta nel deserto americano, scoprirà un’altra guerra, un altro modo di volare e distruggere, di controllare e punire. E’ la guerra contemporanea. Asettica, scientifica, grigia. Però qualcosa in lei si modifica. La tensione cresce, la consapevolezza aumenta, il disagio la attanaglia.
Grounded, recensito entusiasticamente dai giornali inglesi, è un lavoro che porta sulla scena, in una prospettiva femminile, la crudezza di un tempo che non può lasciare testimoni. Eppure resta quel velo di umanità che potrebbe – ma veramente? – cambiare qualcosa.
Nella traduzione di Monica Capuani, con la regia di Davide Livermore e l’interpretazione di un’attrice di sicuro talento come Linda Gennari, Grounded si avvale di un impianto scenico che coinvolge straordinariamente ogni singolo spettatore: un’esperienza immersiva, che vola dal cielo ai meandri più dolorosi dell’animo umano.