In un cartellone di testi rari com’è quello che il Teatro Stabile di Catania sta realizzando quest’estate sotto il titolo Evasioni, arriva un Franco Scaldati inedito, un’opera incompiuta che adesso si fa corpo e storia, sotto la guida attenta di Livia Gionfrida, per il pubblico che potrà vederlo a partire da giovedì 8 luglio al Palazzo della Cultura.
Si tratta di una delle produzioni che il Teatro Stabile di Catania è stato costretto a rinviare al 2021 a causa del lockdown, ma che è stato già lo scorso anno oggetto di uno studio e che quest’anno darà al pubblico l’opportunità di assistere anche a due momenti di approfondimento: si tratta di conversazioni in programma nei giorni del debutto, che vedranno tra i relatori l’attore Melino Imparato, storico collaboratore di Scaldati, il critico teatrale Filippa Ilardo, la docente di Discipline dello spettacolo presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania Stefania Rimini e la studiosa Simona Scattina.
«Abbiamo deciso di intraprendere questa avventura – commenta il direttore del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano –, producendo uno Scaldati che non aveva una forma teatrale e su cui Livia Gionfrida ha realizzato un lavoro di adattamento. Il risultato è, come il pubblico potrà vedere, davvero poetico ed emozionante, fedele all’autore, ma al tempo stesso originale».
Questo Pinocchio abita nel mondo di Franco Scaldati, in una Sicilia che si fa metafora esistenziale in cui ogni pulsione umana, ogni inclinazione è portata al parossismo: il Gran Teatro del Mondo sta per cominciare, i fantasmi sono tutti in scena e protagonista è la compagnia di guitti di Mangiafoco che, come sembra suggerire la voce del poeta alla fine dello spettacolo, forse è composta da “spirdhi cummirianti”, spiriti che ad ogni replica poi svaniscono nell’aria. Questi giocano a raccontare sempre la stessa storia, quella del mitico burattino collodiano, incarnando e scambiandosi ruoli e colori, in un susseguirsi di registri e tipi che ruotano in scena come in un grande carillon luminoso, raccontando la fame, i sogni, la morte, la richiesta di aiuto che l’essere umano – caverna di sentimenti – sembra porre alla Natura. Da qui la scelta della regista di far sì che Aurora Quattrocchi, Alessandra Fazzino, Manuela Ventura, Cosimo Coltraro, Serena Barone, Domenico Ciaramitaro, si alternino in scena incarnando identità molteplici.
«Mi avvicino in punta di piedi alle parole di un grande maestro del teatro italiano», conferma Livia Gionfrida, che da dramaturg e regista si è posta in un dialogo intimo con la lingua e il mondo di Franco Scaldati: «Quest’opera inedita ed incompiuta è un concerto di suoni e colori che ricalca la mitica storia del burattino collodiano, per trasportarla in una Sicilia cruda e tragicomica, un mondo fiabesco dove uomini, fate, pupi e animali hanno lo stesso diritto di parola e sono ugualmente impegnati nella violenta lotta alla sopravvivenza. È una storia di poveri, difettati, emarginati, di innocenti. Qui la voce si fa carne e si moltiplica, scivolando in uno spazio universale in cui il suono si fa presenza. Umorismo e tragedia si intrecciano, come in tutto il percorso di questo grande poeta siciliano, cantore da sempre degli ultimi. Il ragazzo testa di legno ed io ci siamo già incontrati in passato. Ora, accompagnata dalla lingua straordinaria di Scaldati, lo intravedo mentre mi fa un gesto osceno e si ributta in mare per vivere da pirata, assieme al suo amato padre Geppetto e al suo amico Lucignolo. Libero».
Regista ed attrice di origine siciliana, Livia Gionfrida vive attualmente in Toscana dove ha fondato il collettivo Teatro Metropopolare, con la collaborazione del quale lo spettacolo è realizzato. La sua formazione teatrale comincia da giovanissima all’INDA di Siracusa, dove oggi è docente di recitazione, e poi al DAMS di Bologna, prima di studiare e formarsi ai mestieri del palcoscenico con Luca Ronconi ed Elena Bucci e frequentare i laboratori di Davide Iodice. Oltre a un intenso lavoro di studio, scrittura e regia, dal 2008 Livia Gionfrida ha trovato nel contesto della Casa Circondariale La Dogaia il luogo privilegiato della sua ricerca artistica con Metropopolare. Nel 2018 riceve il Premio della Critica – A.N.C.T. per “la straordinaria densità culturale ed emotiva delle opere” e per “il coraggio, nell’estrema fedeltà alla propria poetica, di mettersi alla prova ogni volta in nuovi campi della ricerca”. Dopo aver a lungo lavorato sui testi di Samuel Beckett, dal 2020, su suggerimento di Laura Sicignano, ha iniziato il suo percorso sull’opera di Franco Scaldati.
Il debutto di Pinocchio sarà accompagnato da due Conversazioni su Franco Scaldati, con critici e studiosi di teatro da tutta Italia.
L’8 luglio alle 17.30 all’Audiutorium di Palazzo della Cultura si parlerà de “La tradizione del nuovo” con le studiose di teatro Viviana Raciti e Valentina Valentini, i critici teatrali Massimo Marino e Guido Valdini, gli attori Melino Imparato e Aldo Toscano e il regista Gianni Salvo, moderati dal direttore del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano.
Il 9 luglio alle 11.30 all’Auditorium del Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, le studiose Simona Scattina e Cristina Grazioli e i critici teatrali Filippa Ilardo e Tommaso Chimenti, moderati dalla prof.ssa Stefania Rimini e con la partecipazione dell’attore Melino Imparato, dialogheranno insieme alla regista Livia Gionfrida e alla compagnia sul tema “E se Pinocchio parlasse in siciliano?”.
Le conversazioni sono aperte a tutti.
Le repliche di Pinocchio al Palazzo della Cultura sono in programma fino al 18 luglio.